domenica 3 novembre 2019 – ore 17.00 – Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
RAHSAAN ROLAND KIRK
(1935-1977)
The Case Of The Three Sided Dream
di Adam Kahan
(Stati Uniti 2016 – v.o. sott. it., 88′)
prima italiana
con Roland Kirk, Dorthaan Kirk, Steve Turre, Rory Kirk, Charles Mingus, Archie Shepp, Roy Haynes,
Rahn Burton, Michael Max Fleming, Sonelius Smith
Biglietti
5€
“Emozionante, virtuosistico, innovativo e diverso da qualsiasi altra cosa.” – Ira Israel, Huffington Post
Apprezzato ma non pienamente compreso nella sua epoca, Rahsaan Roland Kirk (1935-1977) è stato molto più della spettacolare immagine di un musicista non vedente in grado di suonare tre fiati contemporaneamente.
Autentico uomo-orchestra, solista di grande inventiva e virtuoso della respirazione circolare, con la sua appassionata ricerca di nuove sonorità mediante strumenti modificati e autocostruiti ha anticipato il polistrumentalismo che sarebbe divenuto uno dei terreni privilegiati d’indagine del jazz d’avanguardia degli anni 70; mentre come compositore e arrangiatore ha precorso le attitudini postmoderne in musica, con una strabordante capacità di attingere stimoli da ogni momento della storia jazzistica (ma anche dal soul, dalla classica e dal pop) e di farli propri.
Solista al tenore per Charles Mingus nell’lp Oh Yeah e al flauto per Quincy Jones nell’epocale Soul Bossa Nova (che sarebbe divenuta uno dei brani-simbolo della Lounge Music), Kirk ha lasciato una traccia indelebile del suo suono in Ian Anderson dei Jethro Tull, oltre ad estendere la sua influenza su artisti di generazioni successive e dei generi più disparati che gli renderanno omaggio, dai free-jazz-punk inglesi Rip Rig & Panic a Eugene Chadbourne, da Ken Vandermark a Otomo Yoshihide.
Ricco di elettrizzanti filmati d’archivio di Kirk e della sua musica, di interviste intime e di ispirate sequenze animate, il film di Kahan è uno sguardo coinvolgente sull’uomo che non lasciò che nemmeno la paralisi parziale gli impedisse di perseguire ciò che chiamava “la religione dei sogni”.
Vincitore come “miglior documentario” al Pan African Film Festival 2015.
RAHSAAN ROLAND KIRK (1935-1977)
Una sequenza particolarmente spettacolare (ma non l’unica!) nel magnifico film di Adam Kahan su Rahsaan Roland Kirk, e fortunatamente riportata per intero (una rarità viste le difficoltà burocratiche e i costi richiesti dalle emittenti televisive a concedere i nastri), riguarda la partecipazione del musicista a una puntata dell’Ed Sullivan Show nel 1970. Narra la storia che avesse promesso ai dirigenti di eseguire My Cherie Amour, il brano di Stevie Wonder di cui aveva inciso la cover l’anno prima in Volunteered Slavery. Invece si presentò in compagnia di un megagruppo di otto musicisti, tra cui Charles Mingus, Archie Shepp e Roy Haynes, attaccando una furibonda versione di Haitian Fight Song dello stesso Mingus, conclusa bizzarramente da un breve coda dixie (!). Una coda a sorpresa, forse concepita come contentino per la rete (subito inondata da lettere di protesta per i “militanti radicali neri” che avevano “preso in ostaggio” la trasmissione!), ma che non può non fare pensare anche alla canzoncina The Key che conclude con un effetto straniante Fanfare for the Warriors dell’Art Ensemble of Chicago (1974); come le parole di Kirk nell’introdurre la performance televisiva (“true black music will be played tonight!”), non possono non rimandare al concetto di “Great Black Music: Ancient to the Future” dello stesso Ensemble.
Non c’è solo il fatto che Lester Bowie renderà omaggio con la sua Brass Fantasy a due celebri brani del sassofonista (The Inflated Tear e Three For The Festival); pur senza raggiungere gli estremi avanguardistici dell’AEOC e di Sun Ra (il vero “padre” di questa concezione), anche quella di Kirk sarà sempre un’attitudine in cui “tutto si tiene” – e non a torto è stato definito un compositore postmoderno ante litteram. Come scrisse Claudio Sessa: “immaginate un archeologo del futuro che ne scopra all’improvviso le registrazioni: dove potrebbe mai collocare quest’uomo-orchestra dalla personalità travolgente e unica, ma che non si preoccupava di rifarsi volta a volta a Sidney Bechet (classe 1897 o giù di lì), a Charlie Parker (1920), a John Coltrane (1926), a Eric Dolphy (1928), e magari ad anticipare Anthony Braxton (1945)?”
Nato nel 1935, divenuto cieco a due anni a causa di un incidente medico, pare che Kirk avesse ricevuto in sogno (oltre ai suoi due nomi, Rashaan e Roland, adottati in tempi diversi) l’idea di suonare più strumenti contemporaneamente, e proprio alla ricerca del suono sognato trovò lo stritch e il manzello (rispettivamente un contralto e un soprano modificati) che portava sempre al collo; aggiungendo inoltre ad essi sax tenore, flauto traverso e flauto da naso, vari fischietti, clarinetto, armonica, tromba, il black mystery pipe (ricavato da un tubo di gomma per innaffiare il giardino), harmonium, sirene, percussioni e oggetti vari, fino a inserire nei suoi dischi anche nastri manipolati di rumori in stile musique concrète (già nel suo primo Lp Triple Threat del 1957 si sovraincide in due brani, una vera rarità nel jazz dell’epoca).
Suona per un periodo anche con Charlie Mingus (è il solista principale di Oh Yeah del ’62 e di Tonight at Noon del ’64) e con Quincy Jones (suo il solo di flauto di Soul Bossa Nova del ’64 che trent’anni dopo sarebbe stata riscoperta come un caposaldo della Lounge Music, finendo anche nella colonna sonora di Austin Powers), ma per lo più guida propri gruppi, incidendo proprie composizioni ma anche cover che – rispecchiando la sua voracità inclusiva – spaziano da Fats Waller a Coltrane, a Bacharach, a Marvin Gaye, “capace come pochi altri di suonare temi altrui senza però mettere in ombra la propria personalità”. Del resto anche i brani da lui firmati – è sempre Sessa a scrivere su Musica Jazz gennaio ’92 – “non sono mai banali: ingegnose evoluzioni intorno alla forma-song o alla forma-blues, non si negano ardite asimmetrie e barocche elaborazioni, esaltate dai più imprevedibili impasti timbrici.”
David Toop cita al proposito in Ocean of Sound l’elaborata facciata A di Left & Right (1969), che si apre con “Archi taglienti, pizzicato spettrale, ostinato di organo da tunnel degli orrori, un clarinetto serpeggiante, Roland Kirk declama su quel che sembra un giocattolo a batteria: “Le note nere del mistero che sono state rubate e mimetizzate per anni… ascoltate! Aprite le orecchie… ascoltate!”, e che prosegue con la suite di 19 minuti Expansions, nella cui sezione Celestialness “Alice Coltrane suona l’arpa, Kirk flauto e mbira, delle campane oscillano tra i due canali stereo, e il tutto si conclude con un colpo di gong e una lancinante nota alta di flauto.”
La sua tecnica “dell’ultrasoffio” al flauto (ottenuta cantando e suonando allo stesso tempo), già usata nel suo Lp del ’61 We Free Kings, verrà adottata sistematicamente da Ian Anderson dei Jethro Tull, inserendo anche nel loro esordio This Was del ’68 Serenade to a Cuckoo, un brano da I Talk with the Spirits di Kirk del ’65.
Tra i molti altri musicisti che riprenderanno (fino ai giorni nostri) brani di Kirk, figurano Osibisa, Max Roach, Lester Bowie, Dave Douglas, Tiziano Tononi, Ken Vandermark, Eugene Chadbourne e Otomo Yoshihide, oltre agli straordinari Rip Rig & Panic (1981-85), che presero il nome da uno storico Lp di Kirk con Elvin Jones del ’65.
Walter Rovere
…una rassegna di film,
un “viaggio nella memoria” su compositori scomparsi che continuano a rimanere tra noi…
+
ExtraVoci | Omaggio a Joni Mitchell
dodicesimo anno
Bologna, 23 e 27 ottobre + 3 novembre 2019
un progetto di AngelicA / Centro di Ricerca Musicale
in collaborazione con il
Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna
a cura di Walter Rovere
Questa edizione 2019, come sempre curata dal musicologo Walter Rovere, vedrà la proiezione di film dedicati a Jaco Pastorius e Rahsaan Roland Kirk, con un ExtraVoci dedicato a Joni Mitchell (in virtù dell’importante legame professionale con Pastorius – la cantautrice è ampiamente presente anche nel documentario su di lui – ma anche come straordinaria rappresentante della generazione di Woodstock, festival di cui ricorrono i 50 anni e del quale – pur non partecipandovi – scrisse la canzone-manifesto).
Per le proiezioni su Pastorius e Kirk, in prima italiana, i film sono stati tradotti e sottotitolati
appositamente per l’occasione.
Gli appuntamenti con le proiezioni si terranno mercoledì 23 ottobre (Jaco Pastorius) alle ore 20.30 presso il Centro di Ricerca Musicale | Teatro San Leonardo (Via San Vitale 63), poi domenica 27 ottobre (Joni Mitchell) e domenica 3 novembre (Rashaan Roland Kirk) alle ore 17 presso il Museo della Musica (Strada Maggiore, 34).
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.