giovedì 24 marzo 2022 – ore 19 – Centro di Ricerca Musicale / Teatro San Leonardo
Mike Cooper (Inghilterra)
SPIRIT SONGS, ISLAND GARDENS AND THE POST DILUVIAN FUTURE
Mike Cooper chitarra Lap Steel, elettronica, voce, video
musiche e video di Mike Cooper
a cura di Walter Rovere
Biglietti
7€ intero – ridotto 5€^ e 2€^^
^ ridotto per studenti dell’Università di Bologna e possessori Carta Giovani Nazionale
^^ ridotto per studenti del Conservatorio “G. B. Martini” Bologna
ai possessori della Card Cultura
verrà applicato uno sconto di 1€ sul biglietto intero
La biglietteria apre 30 minuti prima dell’inizio del concerto
Prevendite
www.boxerticket.it
L’accesso in teatro è consentito nel rispetto delle limitazioni previste dalla normativa vigente.
SPIRIT SONGS
La mia musica è incentrata sull’improvvisazione e sulla composizione istantanea. Lo strumento principale che uso è una chitarra Lap-Steel o hawaiana, uno strumento solitamente associato alla musica hawaiana o al country americano. La mia intenzione è stata quella di liberarla da quel cliché e da quei generi. La Lap Steel è usata per suonare musica in molti altri luoghi e stili in tutto il mondo, come il vietnamita, il coreano, l’indonesiano, l’indiano ecc, ecc; queste musiche hanno influenzato il mio modo di suonare così come la libera improvvisazione europea, il free jazz, il blues, il pop contemporaneo e la musica esotica.
Aumento le possibilità della mia Lap Steel, che è analogica, incorporando effetti digitali per trasformare il suo suono, impiegando due tablet Samsung e un iPhone con una varietà di applicazioni per costruire le mie improvvisazioni e composizioni istantanee dal vivo.
La mia voce e il canto sono un’altra delle mie preoccupazioni, e per un certo numero di anni ho preparato una serie di testi da cantare. Questi pezzi sono per lo più realizzati utilizzando la tecnica del cut-up di William Burroughs e Brion Gysin applicata a due romanzi di Thomas Pynchon, L’arcobaleno della gravità e V., per produrre una serie di lavori che in qualche modo, nonostante questo metodo di selezione casuale, vuole esprimere alcune delle mie preoccupazioni sugli oceani, il possibile futuro innalzamento del livello del mare e le sue conseguenze, che includono l’emigrazione forzata, in un possibile “futuro post-diluviano”.
Queste ‘canzoni’ comunque non sono pre-preparate per la presentazione in un modo ortodosso. Solo il testo è fisso e nessuna melodia preconcetta, strutture di accordi o armonia viene portata al concerto, tutto è improvvisato sul momento; non c’è una ‘scaletta’, solo una pila di carta con il mio testo, da cui selezionerò a caso man mano che il concerto procede, di solito come un lungo set senza pause.
Quando possibile mi accompagno con una selezione di video dalla mia serie Island Gardens, filmati nel corso di un certo numero di anni durante i miei viaggi, soprattutto nelle zone tropicali. Le isole basse del Pacifico e dell’Oceano Indiano stanno già sperimentando gli effetti del riscaldamento globale e l’aumento del livello del mare.
mike cooper – 2022
“Non avere timor: l’isola è piena di rumori,
Suoni, dolci arie che danno piacere e non fan male.
Qualche volta, delle vibrazioni di mille strumenti odono il rombo
le orecchie mie: e qualche altra volta sento voci, …”
Con questa citazione dalla Tempesta di William Shakespeare, Mike Cooper apriva un articolo (Magical Thinking, Spirit Songs and Walking on Leaves, NERO) che nel 2012 dava conto della sua fascinazione fin dagli anni scolastici (le letture obbligate per il corso di letteratura inglese) per le isole, preferibilmente esotiche e lontane, che costituiscono una fonte di ispirazione tematica – ma anche sonora – di molti esempi della sua prolifica produzione discografica, dalla seconda metà degli anni 80 in poi; cioè (almeno) dal clamoroso Aveklei Uptowns Hawaiians che nel 1987, riprendeva per l’etichetta Chabada in compagnia di sodali come Lol Coxhill, Steve Beresford e Max Eastley l’exotica hawaiiana anni 40/50 di Felix Mendelssohn, Alfred Apaka & co.; un’ispirazione tuttavia che nel nuovo millennio è virata sempre più verso una forma di ambient elettroacustica astratta, nella quale fugaci reminiscenze del passato folk-blues del musicista galleggiano come detriti alla deriva in un mare (è il caso di dirlo) di field recordings estratte dai suoi viaggi attorno al mondo. Intese – spiega sempre nel suddetto articolo, citando le teorie sull’ecologia sonora di R. Murray Schafer e dell’antropologo Steve Feld -, come una forma di collaborazione con i suoni naturali e artificiali in cui viviamo, piuttosto che come una manipolazione dall’alto; in ogni caso, svolgendo un mondo sonoro lontanissimo rispetto alla felice ingenuità dell’exotica primigenia omaggiata dagli Hawaiians – non sottraendosi a una riflessione su quanto colonialismo, modernizzazione e una minaccia “post-diluviana” incombente abbiano mutato gli incontaminati paradisi di un tempo.
Del resto il mutamento è sempre stato cifra stilistica per Mike Cooper (classe ’42, e che nel 2022 festeggia i suoi 80 con questo tour); agli esordi, un perfetto esponente del “blues revival” inglese raccoltosi sotto l’esempio di Alexis Korner (nel 62 fonda la propria band The Blues Committee), tanto che (narra la leggenda) gli venne proposto anche di entrare nei Rolling Stones; ma passato il primo album del ’69, già l’anno dopo in Trout Steel cominciamo a trovare musicisti come Mike Osborne, Harry Miller, John Taylor, Roy Babbington… e diventa poi alla fine della decade una presenza fissa nell’ambiente della free improvisation inglese; leggendario in particolare il trio di lunga data (e totalmente inclassificabile) The Recedents che forma con Lol Coxhill e Roger Turner; ma crea anche un duo di Rembetika greca con Vivian Corringham, un duo di country bues acustico con Mark Makin (i National Gallery); i Trystero System con Tim Hill, che fanno improvvisazione elettroacustica su dance beats di varia natura , e i citati Hawaiiaans con Cyril Lefebvre.
Crea nel 1999 la propria etichetta di cdr Hipshot, per la quale inizia a produrre i soundscapes ambiental-elettronici che – oltre un decennio dopo – inizieranno ad attrarre etichette cool come Room40, Discrepant, Backwards, No=Fi (nel 2005 l’autoprodotto Rayon Hula – ora ristampato su Room40 – riceve il Prix Ars Electronica for Digital Music a Linz). A lungo residente a Roma, vi forma il trio Truth and The Abstract Blues con Fabrizio Spera e Roberto Bellatalla, e vari progetti per ensemble di improvvisatori italiani (tra cui un omaggio a Sun Ra trasmesso da Rai Radio Tre, e una Oktober Orchestra che sonorizza Que Viva Mexico di Eisenstein); tra i progetti dell’ultima decade, notevolissimo anche il duo che – a intermittenza – forma con Chris Abrahams dei Necks.
È inoltre spesso attivo nella sonorizzazione dal vivo di film, e l’italiana Ants ha da poco pubblicato Island Gardens, un cofanetto di due dvd che raccoglie esempi delle sue produzioni video degli ultimi vent’anni.
www.cooparia.com
Walter Rovere
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