mercoledì 13 novembre 2019 – ore 20.30 – Centro di Ricerca Musicale / Teatro San Leonardo
Thomas Buckner | Gianni Trovalusci
THE INNER JOURNEY
per voce, flauto e nastro
prima europea
Thomas Buckner voce
Gianni Trovalusci flauto (in do, contralto e basso)
Alvin Lucier (1931)
Kirilics voice (2004)
Roscoe Mitchell (1940)
Cards in the Faces of Roses (2017)
Thomas Buckner (1941)
Inner Journey (for Gerald Oshita)(1998)
Christian Wolff (1934)
Edges (1969)
John Cage (1912 – 1992)
Music for 2 (1984)
Giacinto Scelsi (1905 – 1988)
Mantram – canto anonimo (1987)
Noah Creshevsky (1945)
Jubilate (2001)
musiche di Thomas Buckner, John Cage, Noah Creshevsky, Alvin Lucier,
Roscoe Mitchell, Giacinto Scelsi, Christian Wolff
a cura di Gianni Trovalusci
Biglietti
7€ – ridotto 5€, 2€
ridotto 5€ per studenti dell’Università di Bologna
ridotto 2€ per studenti del Conservatorio G. B. Martini Bologna
Alvin Lucier: Kirilics (2004)
Per ciascuna delle sette canzoni che compongono questo lavoro, il suono di due o più oscillatori a onde pure si sposta verso l’alto e verso il basso, “disegnando” la forma di una scultura di Alain Kirili. Sullo sfondo creato da queste onde sonore, due musicisti suonano lunghi toni creando battimenti percettibili dalle velocità determinate dalla distanza tra i suoni dei performer e quelli delle onde stesse. Sebbene i toni creati dai performer siano annotati precisamente dal punto di vista temporale, i musicisti possono anticipare o ritardare i momenti di attacco e stacco, cambiando quindi i pattern ritmici risultanti.
Kirilics è stato commissionato da Thomas Buckner, ed è stato concepito per venire eseguito in presenza di sette sculture di Kirili. I titoli, alquanto bizzarri, sono ispirati dalle forme delle sculture.
Nota: gli oscillatori sono stati programmati e registrati da Bob Bielecki. (Thomas Buckner)
Roscoe Mitchell: Cards in the Faces of Roses (2017)
Roscoe Mitchell ha scritto questo brano su mio invito per MM&T di Walter Prati, in occasione del festival del Contemporary Music Hub a Milano nel novembre 2017.
Cards in the Faces of Roses è un brano per flauto solo in cui convive tutta la poetica compositiva di Mitchell, essendo costruito con parti scritte in modo rigoroso, parti lasciate alla libera improvvisazione e altre in cui si richiede l’uso delle Cards. Le Cards sono moduli generativi di composizioni e improvvisazioni, da sempre presenti nel fare musica di Roscoe. Possono essere usate in modo libero e aperto, ma restano comunque materiali notali con cui si imbastisce il percorso musicale.
Ecco come lui stesso ne parla: “Puoi suonare una grande o una piccola parte della Card ad libitum. Puoi anche inserire un’improvvisazione quando vuoi: per esempio puoi suonare un po’ di una Card, improvvisare un poco, e poi tornare alle Cards. Puoi scegliere quali Cards suonare e passare da carta a carta quando vuoi, sia che si tratti di Regular Cards che di Wild Cards. Le Cards sono realizzate in modo tale da poter collegare le frasi in molte direzioni.” (Gianni Trovalusci)
Thomas Buckner: Inner Journey (for Gerald Oshita) (1998)
Inner Journey fa parte di una serie tutt’ora in corso di improvvisazioni soliste intitolata “Full Spectrum Voice”, che esplora l’ampia gamma di possibilità timbriche ed espressive della voce umana. La serie è caratterizzata dalla spontanea invenzione musicale guidata, in diversi gradi, dall’intenzione compositiva. Inner Journey rappresenta un tentativo di accedere in maniera diretta al panorama interiore ed esprimerlo. Si tratta di una sorta di passeggiata meditativa nella mente, verso una destinazione sconosciuta e mai del tutto compresa. Una precedente realizzazione di questo brano appare sul CD di Buckner dallo steso titolo per l’etichetta Lovely Music. (Thomas Buckner)
Christian Wolff: Edges (1968)
Edges è un brano per un numero imprecisato di performer, che possono utilizzare qualsiasi fonte sonora. È implicito nel brano un certo senso di improvvisazione. La partitura è caratterizzata da una serie di indicazioni distribuite su una sola pagina: alcune convenzionali (per esempio, “pp”), la maggior parte ad hoc, che indicano per esempio di “suonare basso”, o “sporco” o “nel mezzo”. I performer possono attenersi a un qualsiasi numero di tali indicazioni (o anche una sola) in qualsiasi sequenza, ma l’esecuzione dovrebbe avvenire solo in relazione all’indicazione, per esempio in modo “lontano”. In questo caso per “pp” si suonerebbe “ff” o qualcosa di più vicino, per esempio “mf”, “mp” e così via. Per “sporco” si possono suonare diversi gradi di “pulito”, come per “cantare” si può deviare in diversi modi da ciò che si immagina possa essere il cantare. Occasionalmente l’indicazione si può interpretare alla lettera, suonando pianissimo su “pp”, o semplicemente cantando dove l’indicazione è “cantare”. In generale, tuttavia, la partitura è una sorta di immagine in negativo dei suoni da produrre. L’immagine reale emergerà durante il corso della performance. (Thomas Buckner)
John Cage: Music for 2 (1984)
Music for Two è parte di una serie di opere intitolate “Music for…” composte da Cage per diverse combinazioni di strumenti e voce. La partitura consiste di due strati, o parti, da eseguire in maniera completamente indipendente l’uno dall’altro. L’opera, che può durare 10, 20 o 30 minuti, è completamente notata. I musicisti hanno solo tre aree di libertà: possono determinare come spaziare la musica entro ciascun arco di tempo dato, quante ripetizioni fare del singolo tono circondato da silenzio, e quanto silenzio lasciare tra ciascuna linea musicale. I brevi interludi (di 5, 10 o 15 secondi) devono essere eseguiti in momenti prefissati. Per coordinare i tempi si utilizzano alcuni cronometri. Vi è un ulteriore elemento nell’opera, la spazializzazione: i musicisti ricevono l’istruzione di posizionarsi in maniera non convenzionale, per esempio lontani gli uni dagli altri. Questo permette all’ascoltatore di percepire la partitura come due linee individuali proiettate da due punti diversi nello spazio. (Estratto dalle note al programma di Irvine Arditti)
Giacinto Scelsi: Mantram – Canto anonimo per strumento basso (1987)
Versione per flauto basso di Gianni Trovalusci
Ho ascoltato Mantram per la prima volta al festival Biennale di Zagabria nel 2005 nell’interpretazione commovente del contrabbassista Stefano Scodanibbio, per il quale il brano è stato composto nel 1987. Subito l’ho trovato adatto alla sonorità avvolgente e spirituale del flauto basso e ho così chiesto e ottenuto il permesso dalla Fondazione Isabella Scelsi per l’esecuzione su questo strumento.
Mantram è un canto di ispirazione indiana: in quella tradizione infatti il Mantra è un pensiero – un principio spirituale, un respiro – che si compie e compie al tempo stesso colui che lo interpreta. Come sempre in Scelsi, il titolo del brano è totalmente coerente con la sua struttura profonda. (Gianni Trovalusci)
Noah Creshevsky: Jubilate (2001)
A partire da dodici registrazioni su cd della voce di Thomas Buckner, ho isolato settanta frammenti musicali da usare come modelli per Jubilate. In studio di registrazione, Buckner ha ascoltato questi frammenti preregistrati uno per uno, e ha reagito imitando o sviluppando spontaneamente i suoni di ciascuno. Una volta completato il lavoro sui settanta modelli iniziali, ha improvvisato un assolo esteso. Sulla base delle registrazioni dei settanta campioni da me richiesti, insieme a una decostruzione della sua improvvisazione solista, ho isolato 255 campioni vocali. Questi frammenti registrati ed editati, che non sono stati processati in alcun altro modo, forniscono tutti i suoni per il nastro che accompagna la performance dal vivo.
La maggior parte dei campioni che ho utilizzato per creare il nastro è composta da effetti speciali e tecniche vocali estese di vario genere. Il nastro, pertanto, è in contrasto con la parte vocale dal vivo, che è esclusivamente un cantato tradizionale. Le difficoltà musicali principali nell’esecuzione dal vivo sono 1) produrre un suono che sia il più bello possibile, e 2) creare una fusione con il nastro, in modo che la parte dal vivo e la parte elettronica emergano come un unicum. Jubilate è stato commissionato da Mutable Music e dedicato a Thomas Buckner. (Noah Creshevsky)
Alvin Lucier è nato nel 1931 a Nashua, nel New Hampshire. Dal 1962 al 1970 ha insegnato presso la Brandeis University, dove ha diretto il locale Coro da Camera, dedicando gran parte del suo tempo per l’esecuzione della nuova musica. Cofondatore nel 1966 dei Sonic Arts Union con Robert Ashley, David Behrman e Gordon Mumma, Lucier è un pioniere in numerosi ambiti della composizione musicale e dell’arte performativa, tra i quali la notazione dei gesti fisici dei musicisti, l’uso di onde alfa cerebrali nelle performance dal vivo, e l’esplorazione dei fenomeni di enfatizzazione e selezione delle risonanze nello spazio performativo. I suoi lavori recenti comprendono una serie di installazioni sonore e di opere per strumenti solisti, ensemble da camera e orchestra, in cui le onde sonore vengono propagate attraverso lo spazio con un andamento circolare.
Roscoe Mitchell è un musicista, compositore, e innovatore di fama internazionale. Il suo ruolo nella resurrezione di strumenti a fiato dai registri più estremi, il suo approccio innovativo alla dimensione del solo, e la sua riaffermazione della composizione in quella che è tradizionalmente una forma improvvisativa, lo hanno posto in prima linea nella musica contemporanea per oltre cinque decenni. Nel 1969 il Roscoe Mitchell Art Ensemble da lui formato viene ribattezzato Art Ensemble of Chicago, che diviene uno dei gruppi jazz più acclamati degli anni 70 e 80. Negli anni 70 forma anche il Creative Arts Collective e negli 80 incide il Sound Ensemble. All’inizio degli 80 forma anche il trio Space, con Gerald Oshita e Thomas Buckner, con il quale continua a collaborare fino ad oggi, e negli anni 90 i Note Factory. Nel 2007 è stato nominato Distinguished Darius Milhaud Professor of Composition al Mills College di Oakland, California. Le sue composizioni per orchestra sono state eseguite ai festival come Tectonics (Glasgow/ Reykjavik), AngelicA (Bologna), Bohemian National Hall (New York), ecc.
Christian Wolff è nato nel 1934 in Francia, ha studiato pianoforte con Grete Sultan e composizione con John Cage, diventando il più giovane esponente della cosiddetta New York School con Cage, Feldman ed Earle Brown. Nei 60 si è associato a musicisti come Frederic Rzewski e Cornelius Cardew nell’esplorazione di rapporti tra tecniche compositive sperimentali e improvvisazione. Ha collaborato a lungo con Merce Cunningham e la sua compagnia di danza. Le sue composizioni “aperte” come Burdocks e Edges sono state eseguite da interpreti come David Behrman, Gordon Mumma, Fred Frith, Bob Ostertag, Gentle Fire, Keith Rowe, Sonic Youth e Apartment House.
Come compositore e improvvisatore ha suonato, tra gli altri, con Takehisa Kosugi, Christian Marclay, Yasunao Tone, Larry Polansky, Joey Baron, Robyn Schulkowsky e Michael Pisaro.
John Cage (1912-1992) ha studiato composizione con Henry Cowell e Arnold Schönberg. L’effetto catalizzatore e le ramificazioni dell’opera di John Cage sulla musica e sull’arte del ventesimo secolo sono incalcolabili: di fatto non è possibile comprendere gli sviluppi musicali contemporanei senza prendere in considerazione la sua musica e le sue idee. L’invenzione del pianoforte preparato e il suo lavoro con gli strumenti a percussione lo hanno condotto a immaginare ed esplorare approcci unici nello strutturare la dimensione temporale della musica. Cage è universalmente riconosciuto come pioniere nel campo della composizione indeterminata realizzata per mezzo di procedimenti aleatori. È forse opportuno concludere questa breve biografia con una citazione di Arnold Schönberg che, parlando di Cage, lo descrisse come un “inventore di genio”.
Giacinto Scelsi (1905 -1988) inizia a frequentare il mondo artistico, musicale e letterario negli anni 20 stabilendo amicizie che lo introducono ai movimenti culturali internazionali dell’epoca. Trascorre il secondo conflitto mondiale in Svizzera; è di questo periodo lo studio delle filosofie orientali, delle dottrine zen, dello yoga e della problematica dell’Inconscio, che si riflette anche nella sperimentazione in campo musicale. Si stabilisce poi a Roma. La strumentazione di figure determinate dal caso, l’improvvisazione su strumenti tradizionali usati in modo nuovo, l’uso dell’ondiola ma soprattutto la “scandalosa” pratica di comporre improvvisando, far trascrivere il risultato e terminare la composizione tramite un dettagliato confronto con gli interpreti sulle tecniche esecutive, improntano le sue opere più significative, ma gli valgono anche un aperto boicottaggio da parte dell’ambiente classico-contemporaneo italiano. Riceve invece l’ammirazione e il sostegno da parte di compositori e interpreti quali John Cage, Morton Feldman, Alvin Curran, Frances-Marie Uitti, Diamanda Galàs, Irvine Arditti, Joelle Léandre e Stefano Scodanibbio, che rendono la sua musica apprezzata all’estero molto prima che in Italia.
Noah Creshevsky ha studiato composizione con Nadia Boulanger a Parigi e con Luciano Berio alla Juilliard School. È stato direttore e Professore Emerito del Center for Computer Music del Brooklyn College. Il suo vocabolario musicale è composto principalmente da frammenti di parole, canzoni e musica strumentale, che vengono editati ma raramente sottoposti ad altre elaborazioni elettroniche. Ciò che ne risulta è una musica che trascende il confine tra il reale e l’immaginario, attraverso la fusione degli opposti: musica e rumore, fonti vocali comprensibili e incomprensibili, capacità vocali e strumentali umane e sovrumane. Le sue più recenti composizioni iperrealiste esplorano la frammentazione e ricostruzione di musica preesistente combinandola con materiali originali sintetizzati e acustici. A tratti suggeriscono ambientazioni dall’etnia indeterminata: al contempo occidentale e non-occidentale, antica e moderna, familiare e non familiare.
Thomas Buckner per oltre 40 anni si è dedicato al mondo della musica nuova e improvvisata. Ha eseguito prime assolute e prime incisioni di opere scritte per lui da compositori come Christian Wolff, Annea Lockwood, Somei Satoh, Alvin Lucier, Muhal Richard Abrams, Blue Gene Tyranny, Brian Smith, David Behrman, Robert Ashley, Petr Kotik, Tania León, Larry Austin, Noah Creshevsky, Phill Niblock e Pauline Oliveros tra gli altri. Ha lavorato a lungo in particolare con Robert Ashley, con ruoli da protagonista in numerose sue opere esibendosi nei più importanti festival del mondo, come Festival d’Avignone, Festival d’Automne, Autunno Musicale di Varsavia, New York BAM’s Next Wave Festival e con Roscoe Mitchell, in concerti di musica improvvisata e come interprete di sue opere, tra le quali Fallen Heroes, eseguita con Petr Kotik e lo S.E.M. Ensemble presso il Lincoln Center a New York, e Distant Radio Transmission. Ha fondato nel 2000 l’etichetta Mutable Music.
Gianni Trovalusci si è diplomato in flauto presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma e si è perfezionato nel repertorio contemporaneo con Pierre Yves Artaud a Parigi e in Prassi Esecutiva della Musica Barocca a Basilea con Jesper Christensen. Ha collaborato con moltissimi artisti, tra i quali Roscoe Mitchell, Hamid Drake, Luigi Ceccarelli, Michele Rabbia, Peppe Servillo, Walter Prati, Fabrizio Ottaviucci, Elio Martusciello, Evan Parker, John Tilbury, David Ryan, Roberto Bellatalla, Giancarlo Schiaffini, Predrag Matvejevic, Mauro Covacich e con numerosi ensemble, come Dissonanzen, Icarus Ensemble, Ars Ludi, London Improvisers Orchestra, ecc. Ha interpretato un centinaio di opere di autori contemporanei, tra i quali Sylvano Bussotti, Giorgio Battistelli, Alvin Curran, Agostino Di Scipio, Hubert Howe, Michelangelo Lupone, Giorgio Nottoli, Walter Prati, Nicola Sani, Kilian Schwoon, Lidia Zielenska. Si è esibito come solista con direttori come Ilan Volkov, Marcello Panni, Luca Pfaff, Tonino Battista, Marco Angius, Steed Cowart in vari festival come AngelicA, Tectonics, Estonian Music Days, Mills College, Festival di Nuova Consonanza, Fondazione Isabella Scelsi, …. .
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