mercoledì 19 maggio 2021 – ore 19 – Centro di Ricerca Musicale / Teatro San Leonardo – BOLOGNA °
– – > László Hudacsek TRITTICO (Ungheria/Francia)
Nicolaus A. Huber (Germania, 1939)
Clash Music (1988); solo per coppia di piatti prima italiana
Javier Álvarez Fuentes (Messico, 1956)
Temazcal (1984); per maracas e nastro con suoni elettroacustici su 4 canali
Karlheinz Stockhausen (Germania, 1928 – 2007)
STRAHLEN – RAGGI – (2002)
per un percussionista e 10 tracce registrate su 5 canali prima italiana
László Hudacsek piatti, maracas, vibrafono
musiche di Karlheinz Stockhausen, Javier Álvarez Fuentes, Nicolaus A. Huber
a cura di László Hudacsek
° con il patrocinio di Goethe-Institut Mailand
Biglietti
8€
ridotto 5€
per studenti dell’Università di Bologna e del Conservatorio di Musica “G. B. Martini” di Bologna
ai possessori della Card Cultura verrà applicato uno sconto di 2 € sul biglietto intero
La biglietteria apre 30 minuti prima dell’orario del concerto
Prevendite
su www.boxerticket.it
ATTENZIONE posti limitati – secondo le normative attuali
si raccomanda l’acquisto dei biglietti in prevendita
Nicolaus A. Huber
Clash Music
Chi non ama il mondo incantato degli strumenti musicali meccanici, il loro artificiale teatro musicale di tamburi e piatti che vengono percossi a ritmo come da una mano invisibile o tramite realistiche figurine, le cui dita si muovono a tempo, i cui occhi scintillano, sorridono e che persino s’inchinano? Travestirsi da una simile figurina ed eseguire un assolo con uno strumento così bonario come i piatti, questa è l’idea alla base di Clash Music. È una performance che può inserirsi ovunque, da un lato evocando tutta una serie di associazioni mini-teatrali, dall’altro non adattandosi mai all’idea stessa del travestimento. L’espressività tradisce.” (Nicolaus A. Huber, Febbraio 1988 – riprodotto con il cortese permesso di Breitkopf & Härtel)
Nel corso della sua vita Nicolaus A. Huber ha esplorato svariati metodi di composizione, ma dal 1976 si è concentrato soprattutto su “composizioni ritmiche concettuali”, per integrare riferimenti culturali diversi nella sua musica e per separare il suono dai concetti di tonalità e armonia, creando una nuova dimensione di espressione musicale. Era inoltre convinto che il pubblico dovesse essere parte integrante della musica, e che compositore e pubblico potessero imparare l’uno dall’altro. Huber ha concepito molte opere basate su queste idee, fra cui Clash Music del 1988.
Composta da figure ritmiche trainanti e sfacciate sonorità percussive, Clash Music è una composizione per piatti crash, della durati di circa 4 minuti. I musicisti possono decidere se usare piatti Turkish o China. I piatti Turkish sono più sottili e producono un suono più leggero, mentre quelli China hanno bordi all’insù che producono sonorità più profonde con uno spettro più ampio di armonici. L’opera è stata originariamente concepita per una singola coppia di piatti, ma può essere eseguita anche da gruppi da 2 a 20 musicisti. Huber sostiene che il pezzo non si categorizza solo come puramente strumentale, ma anche come musica teatrale grazie alle sue infinite possibilità esecutive. Anche se la notazione dello spartito è standard, Huber ha incoraggiato i musicisti a essere creativi e fornire una propria interpretazione del brano, senza accettare compromessi sul contenuto ritmico e sonoro dell’opera.
Nel corso del pezzo gli ascoltatori vengono avvolti da una pletora di timbri differenti provenienti da un unico strumento, frutto di varie dinamiche e tecniche esecutive specifiche – tra cui lo sbattere assieme i piatti o lo sfregarli l’uno contro l’altro, o contro altre superfici (il che spiega perché la maggior parte dei musicisti lo esegua inginocchiandosi a terra o in piedi dietro ad un tavolo). Per gli ascoltatori è molto interessante notare come Huber riesca a creare una tale profondità e pienezza del suono semplicemente variando le tecniche esecutive di un singolo strumento. Per aggiungere una nota di colore, Huber ha affermato che quest’opera ben si adatta a location insolite per via della sua struttura semplice, e che può essere eseguita in qualunque posto si possa trovare un tavolo.” (Kong Tze Shiuan)
Javier Álvarez Fuentes
Temazcal
Il titolo di questa composizione viene dal termine in lingua Nahuatl (azteco antico) che significa letteralmente “acqua che brucia”. Il materiale per maracas incluso nella mia composizione deriva principalmente da strutture ritmiche comuni in molti stili musicali Latino-Americani, vale a dire provenienti dai Caraibi, Messico, Cuba, America Centrale, Colombia e Venezuela. Normalmente all’interno di queste composizioni le maracas ricoprono un ruolo di accompagnamento all’interno di piccoli ensemble strumentali. L’unica eccezione è forse rappresentata dalla musica delle pianure venezuelane, dove la loro funzione non si limita a quella di mero strumento di interpunzione ma divengono un vero e proprio strumento solista. Attingendo a quest’ultimo scenario, ho immaginato un brano in cui l’esecutore possa padroneggiare brevi motivi e mischiarli con grande virtuosismo per dare vita a strutture ritmiche più ampie e complesse. Queste potrebbero poi essere giustapposte e utilizzate su uno sfondo di passaggi simili su nastro, creando quindi un’intricata rete poliritmica che si va via via frantumando, aprendo quindi la strada a uno stile tradizionale di accompagnamento, immerso in un universo sonoro reminiscente delle ambientazioni tradizionali delle maracas.
Ho composto questo brano per Luis Julio Toro, che l’ha eseguito per la prima volta agli EMAS di Londra nel gennaio del 1984. Dopo aver ricevuto la menzione d’onore al Festival di Musica Elettroacustica di Bourges nel 1985, Temazcal è divenuto un classico del repertorio percussivo moderno e viene regolarmente eseguito e trasmesso in tutto il mondo. (Javier Álvarez Fuentes)
Karlheinz Stockhausen
STRAHLEN (RAGGI)
STRAHLEN è una versione di HOCH-ZEITEN per coro, parte dell’opera SONNTAG aus LICHT. Si tratta di una composizione per nastro a dieci tracce che prevede, per le performance dal vivo, che una di queste tracce venga bloccata e che un percussionista la suoni dal vivo in contemporanea al nastro, che viene fatto partire simultaneamente. Un tecnico dal mixer bilancia il suono del percussionista e quello del nastro. Molte delle durate notate nel pezzo sono più lunghe del normale tempo di risonanza delle lamelle di un vibrafono. Per questo motivo devono essere allungate elettronicamente per raggiungere la durata prescritta in partitura. Con una leggera modulazione dell’ampiezza, ogni strato sonoro pulsa al tempo stabilito dalla notazione cosicché si possano seguire i diversi tempi simultanei.
Nelle parole di Stockhausen in un’intervista rilasciata l’1 maggio 2007:
“L’aspetto più importante per me di questa composizione è la stratificazione di cinque tempi diversi, che variano da 30 a 180 battute al minuto. Ci sono sette tempi diversi fra le 30 e le 180 battute al minuto: 30, 40, 53.5, 71, 95, 134 e 180 battute al minuto. Sono tempi da metronomo, come li chiamiamo abitualmente, e mi offrono quindi sempre la possibilità di sceglierne 5 su 7 per dare un carattere predominante ai singoli gruppi di tempi, concentrandomi sul più veloce, o sul più lento, sul più veloce possibile o sugli opposti, ecc.
Credo sia necessario che gli umani che verranno dopo di me possano studiare cosa sia una composizione – anche senza di me. Rimarrà la stessa composizione anche quando io non ci sarò più. E la composizione è un’indicazione per chi verrà dopo di me dei progressi fatti dall’uomo fino al 2007 nell’esplorare le possibilità dei nostri sensi, della nostra percezione, della musica spaziale e della sovrapposizione di tempi diversi. Si ricollega inoltre alla mia convinzione che non cesserò di esistere alla mia morte. Vorrei continuare a comporre, vorrei comporre tutti i pianeti e i sistemi solari, perché ritengo che la composizione sia propedeutica al lavorare sia su dimensioni microscopicamente piccole che macroscopicamente grandi, nello spazio con tutti questi corpi celesti paradisiaci in movimento, ma anche nel mondo della micro-tecnologia.
Penso che l’arte sia divenuta altamente irregolare a partire dal 1950. Non solo nel concetto di musica aleatoria, dove nulla è prevedibile, ma anche nell’ambito della musica con una metrica fissa. Ho iniziato molto presto a usare tempi con indicazioni del tempo variabili, e anche intervalli con indicazioni del tempo variabili e accenti irregolari all’interno degli intervalli con indicazioni del tempo variabili. Si tratta anche di un fenomeno storico nell’evoluzione umana. Nella sua percezione d’insieme, nel suo pensiero, l’essere umano tende verso l’irregolarità e si libera sempre più dei concetti tradizionali, che sono basati sul principio della regolarità. Non solo l’esercito e tutte le istituzioni simili, basate su questo principio di periodicità, appartengono al passato. E penso che questo sia un bene, spinge gli essere umani a cambiare il tempo spesso, molto spesso.”
Stockhausen iniziò a lavorare alla realizzazione di STRAHLEN, una commissione del Centro per l’arte e la tecnologia dei media di Karlsruhe ZKM con il sostegno della Fondazione d’arte della NRW, nei primi mesi del 2003, presso l’Istituto di Musica e Acustica del Centro assieme a László Hudacsek. Tuttavia, era necessario realizzare prima le 10 distinte voci di cui si compone il brano, il che comportò un lavoro di circa 15 mesi. La caratteristica peculiare alla base di STRAHLEN è il fatto che Stockhausen decise di combinare elementi del suono individuali e piuttosto semplici come estensione, pulsazione, glissando, dinamica e timbro in modo che i toni, i suoni e le progressioni sonore che ne derivavano portassero ad una configurazione individuale delle caratteristiche del suono. In questo modo ottenne una grande diversità sonora partendo da un vocabolario sonoro limitato. Tutto questo però poneva enormi problemi al team che doveva realizzare il progetto. Alla fine, quasi nulla si poté processare o programmare automaticamente. I suoni dovevano venire prodotti individualmente e i diversi trattamenti sonori applicati successivamente uno dopo l’altro. Solo successivamente si potevano ordinare i singoli elementi in ordine cronologico. Fu necessario un team di 17 persone per portare a termine tutte le singole fasi del procedimento. Inoltre, ogni passo doveva essere attentamente coordinato e controllato in modo da non tralasciare nessun dettaglio, e il rigido ordine di esecuzione del procedimento non doveva essere assolutamente sovvertito.
La complessità e l’enorme sforzo nella realizzazione fecero sì che la produzione venisse interrotta nel 2004, principalmente a causa dell’inizio della produzione di LICHT-BILDER per la prima mondiale a Donaueschingen. Fu solo il 7 di febbraio del 2008, due mesi dopo la morte di Stockhausen, che l’idea di portare a termine il suo progetto prese forma. Grazie alla collaborazione di Kathinka Pasveer (assistente di Stockhausen) il tentativo si rivelò fruttuoso perché aiutò a fornire risposte alle domande ancora irrisolte e realizzò il missaggio con il tecnico del suono dello ZKM, Holger Stenschke. In particolare, è doveroso menzionare anche László Hudacsek, Ludger Brümmer e Götz Dipper, che hanno assistito nella realizzazione del progetto dall’inizio alla fine.
La prima mondiale di STRAHLEN si è tenuta il 4 dicembre 2009 al Museo di Arte Moderna dello ZKM in occasione del decimo anniversario del Centro, con la partecipazione di László Hudacsek (vibrafono) e di Kathinka Pasveer (regia del suono).
Nicolaus A. Huber è nato a Passau, Germania, nel 1939, dal 1962 ha iniziato a studiare composizione con Franz Xaver Lehner a Monaco. Fra il 1964 e il 1967 ha approfondito gli studi con Günter Bialas, e ha inoltre lavorato allo studio di musica elettronica di Josef Anton Riedl (1965-66) a Monaco, frequentato il workshop per “Ensemble” di Stockhausen a Darmstadt nel 1967, per poi concludere la propria formazione a Venezia con Luigi Nono. Huber è uno dei compositori tedeschi più acclamati. Nella miriade di riconoscimenti da lui ricevuti si annoverano il Premio Culturale Musicale della città di Monaco (1969), il Premio per la Miglior Composizione a Darmstadt (1970), e il premio Gerda-und-Günter-Bialas dell’Academia Bavarese delle Belle Arti (2007). Le su composizioni di Huber sono state presentate in prestigiosi festival internazionali come l’Holland Festival, la Musikbiennale di Berlino, il Festival di Donaueschingen, il Warsaw Autumn, e molti altri.
Javier Alvarez, nato nel 1956 in Messico, ha studiato al Conservatorio Nazionale sotto la guida di Mario Lavista e Daniel Catán. Javier Alvarez è emerso come compositore fin dall’inizio degli anni ’70. Ha vissuto e lavorato In Inghilterra per 25 anni, insegnando al Royal College of Music e all’Università dell’Hertfordshire, e dirigendo la Sonic Arts Network, la società britannica per la musica elettroacustica. Nel 2005 è tornato in Messico e si è stabilito a Mérida, nella penisola dello Yucatan. Le sue composizioni di musica da camera, sinfonica ed elettroacustica si basano sulla padronanza magistrale di una pluralità di tecniche e su una prospettiva eclettica che spazia per gli ultimi 30 anni, e hanno dato vita ad un’opera multi sfaccettata che gli ha permesso di guadagnarsi il plauso della critica internazionale.
Le sue opere sono state commissionate ed eseguite da molti ensemble di prestigio, fra cui il New London Chamber Choir, London Sinfonietta, l’Orchestra Nazionale di Francia, Tambuco, Ictus, il Brodsky Quartet, Cuarteto Latinoamericano, Chicago Symphony New Music Group, Orquesta del Palacio de Minería, BBC Concert Orchestra, l’Orchestra Sinfonica di Xalapa, la European Chamber Orchestra, l’Orchestra Filarmonica di Jalisco, l’Orchestra Sinfonica Nazionale e la Filarmonica di Città del Messico. Ha inoltre composto per rinomati solisti come Ricardo Gallardo, Gloria Cheng, Luis Julio Toro, Florent Jodelet, Luis Humberto Ramos, Vinko Globokar, Fernando Dominguez e Harry Sparnaay.
Karlheinz Stockhausen (1928–2007) ha composto 376 opere eseguibili individualmente. Iniziò a godere di fama internazionale già dalle prime opere di “Musica puntuale” come Kreuzspiel del 1951 e Kontra-punkte del 1952/53. Le evoluzioni più fondamentali del panorama musicale partite da quella decade sono indelebilmente impresse nelle sue composizioni: il “Serialismo integrale”, la “Musica puntuale”, la “Musica elettronica”, la “Nuova musica per percussione”, la “Musica variabile”, la “Nuova musica per pianoforte”, le diverse tendenze di “Musica Spaziale”, “Musica Statistica”, “Musica aleatoria”, “Musica elettronica in tempo reale”; inoltre le nuove sintesi di “Musica e Parola”, di “Teatro musicale”, di “Musica ritualistica”, di “Musica Scenografica”; e ancora la “Forma per Gruppi”, la “Composizione Processuale” polifonica, la “Forma per Momenti”, la “Composizione a Formula” e “Multi-formula”; fino all’inclusione di “oggetti trovati” (inni nazionali, pezzi folk di diversi paesi, trasmissioni a onde corte, “scene sonore”, ecc.) in una “World Music” e “Musica Universale”; la sintesi di musiche europee, africane, latino americane ed asiatiche in una “Telemusica”; la “Musica Ottofonica” verticale.
L’intera sua produzione può comunque essere classificata come “Musica spirituale”, elemento particolarmente evidente non solo nelle composizioni con testi spirituali ma anche in altri lavori di “Musica di ipertoni”, “Musica intuitiva”, “Musica Mantrica”, fino agli esempi di “Musica Cosmica” come Stimmung, Aus Den Sieben Tagen, Mantra, Sternklang, Inori, Atmen Gibt Das Leben, Sirius, Licht, Klang.
Fra il 1977 e il 2003 ha composto il ciclo di opere Licht (Luce) / I sette giorni della settimana, che include 29 ore di musica. Le sette parti che compongono quest’opera di musica-teatro sono state presentate in prima mondiale a partire dal 1981 con Donnerstag, fino a Sonntag e Mittwoch che furono presentate postume, rispettivamente nel 2011 all’Opera di Colonia e nel 2012 con la Birmingham Opera Company. Dopo Licht Stockhausen intendeva comporre le ore del giorno, i minuti e i secondi. Iniziò dal ciclo Klang (Suono) / Le 24 ore della giornata, e al momento della sua scomparsa nel dicembre del 2007 aveva composto fino alla 21esima ora, Paradies (Paradiso).
Tra i numerosi premi e onorificenze ottenuti nella sua carriera, ci sono stati il titolo di Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere in Francia, il Premio Siemens per la Musica, la Medaglia Picasso dell’UNESCO, e il Polar Music Prize nel 2001.
AngelicA ha ospitato personalmente il compositore in quattro occasioni: nel 2003, dopo diversi anni di assenza dall’Italia, per una due giorni al Teatro Comunale di Modena; nel 2004 per la “Settimana Stockhausen” tenutasi a Bologna, Modena e Reggio Emilia; nel 2006 a Lugo per la prima assoluta di Himmels-Tür (ora quarta del ciclo Klang), commissionata da AngelicA; e nel 2007, per la commissione assieme al festival Dissonanze di Roma della prima mondiale di Cosmic Pulses (ora tredicesima di Klang), la sua ultima composizione elettronica su 8 canali. Successivamente l’Accademia Filarmonica di Bologna ha presentato (con la collaborazione di AngelicA) la prima assoluta di Fünf Weitere Sternzeichen (Altri Cinque Segni Zodiacali) da Tierkreis (Zodiaco), e AngelicA nel 2010 la prima italiana di Paradies (Paradiso), 21esima ora di Klang e nel 2021 la prima italiana di STRAHLEN.
László Hudacsek, nato in Ungheria, ha studiato percussioni a Debrecen con József Vrana, e a Karlsruhe con Isao Nakamura e con Péter Eötvös, nel suo ensemble di nuova musica. È stato ospite di numerosi festival, fra cui “Berliner Festwochen”, “Music Biennale” e “Maerz Music” (Berlino), “Ars Musica” (Bruxelles), “Eclat Festival” (Stuttgart), “Melos-Ethos Festival” (Bratislava), “Music Triennale” (Colonia), “Ars Electronica” (Linz), “Prague Spring” (Praga), Biennale di Tel Aviv, “Warsaw Autumn” (Varsavia), “Wien Modern” (Vienna), il Festival d´Automne a Parigi; si è esibito con Saarland Radio Orchestra, Ensemble Modern (Francoforte), Ensemble Recherche (Friburgo), Ensemble Muskfabrik (Colonia), Ensemble Cologne, Stockhausen Ensemble, Israeli Contemporary Players, Klangforum Wien, Orchestra Sinfonica di Berlino, Orchestra Bruckner di Linz, Ensemble Resonanz di Amburgo, e sotto la guida di direttori come James Conlon, Heinz Holliger, Péter Eötvös, Mauricio Kagel, Roland Kluttig, Zsolt Nagy, Karlheinz Stockhausen.
Tra le prime assolute da lui eseguite: Births di Valerio Sannicardo per percussionista solista ed ensemble (Corsi Estivi di Darmstadt), Mitschnitt di Jörg Mainka all’emittente radiotelevisiva Südwestrundfunk di Karlsruhe; L’Art Bruit di Mauricio Kagel, come assistente del Prof Nakamura alla Filarmonica di Colonia; Andere Räume di Robert HP Platz al WDR di Colonia; Séraphin-Sphäre di Wolfgang Rihm con l’Ensemble Recherche alla Filarmonica di Bruxelles; Rashomon di Shida Shoko all’Istituto Tedesco di Cultura Giapponese Deutschlandfunk di Colonia; e Strahlen/Raggi di Karlheinz Stockhausen per percussionista ed elettronica a 10 canali allo ZKM di Karlsruhe.
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