sabato 28 maggio 2016 – ore 20.30 – Basilica di Santa Maria dei Servi – BOLOGNA Ø
> Orchestra del Teatro Comunale di Bologna – Tonino Battista direttore
+ Pauline Oliveros + IONE (Italia, Stati Uniti) prima assoluta
Philip Corner (Stati Uniti, 1933)
wHoly Trinitye (2016, made especially for AngelicA); per qualsiasi tipo e numero di
strumenti – versione per orchestra prima assoluta
James Tenney (Stati Uniti, 1934-2006)
CRITICAL BAND (1988/2000) per 16 o più strumenti a suono continuo
– versione per orchestra prima italiana
Pauline Oliveros (Stati Uniti, 1932)
FOUR MEDITATIONS FOR ORCHESTRA (1996);
I. From Unknown Silences (1996); II. The Tuning Meditation (1971);
III. Interdependence (1997); IV. Approaches and Departures (1995);
versione per fisarmonica digitale (V-Accordion), voce, orchestra prima italiana
Philip Corner (Stati Uniti, 1933)
wHoly Trinitye in an expanded version (2016, made especially for AngelicA);
per qualsiasi tipo e numero di strumenti – versione per orchestra prima assoluta
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Tonino Battista direttore
Pauline Oliveros V-Accordion (fisarmonica digitale)
IONE voce, testi
musiche di Pauline Oliveros, James Tenney, Philip Corner
Ø una coproduzione di AngelicA e Fondazione Teatro Comunale di Bologna
Biglietti 10 €/ ridotto 7 €
per studenti dell’Università di Bologna e del Conservatorio di Musica “G. B. Martini” di Bologna
ridotto 8 € per abbonati del Teatro Comunale
ridotto 8 € su presentazione di un biglietto di un concerto precedente di AngelicA 2016
ai possessori della Card Musei Metropolitani verrà applicato uno sconto di 2 € a ogni concerto (eccetto concerto del 15 maggio a Modena)
La Biglietteria apre 30 minuti prima dell’orario del concerto
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L’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Tonino Battista protagonista di una serata il cui affascinante programma affianca due lavori fondamentali di James Tenney e Pauline Oliveros a una nuova composizione di Philip Corner, scritta per il AngelicA.
James Tenney (1934-2006), di cui quest’anno ricorre il decennale dalla morte, è stato un musicista intransigente, fanatico, concettuale, guidato da acute curiosità teoriche di cui ha trattato nei suoi scritti e attraverso le sue composizioni. La sua musica potrebbe in apparenza soffrire di questo concettualismo, sennonché esso spesso si trasforma in una sorta di sorprendente alchimia, di estrema e adorabile sensualità, nella lenta trasformazione dell’evento sonoro che, nella sua oggettività, lascia a bocca aperta.
Il lavoro che ascolteremo nel concerto di stasera è presto descritto: in Critical Band (1988) c’è un suono sorgente, LA-440, che comincia a espandersi per mezzo di una serie di intervalli che si sovrappongono in successione. Queste nuove altezze derivano dalla serie degli armonici del suono stesso e da un insieme di altezze supplementari mutuate dal concetto di “media armonica” degli antichi greci. Nulla di più.
Al contrario che nella composizione di Pauline Oliveros, dove l’interpretazione delle indicazioni verbali della compositrice – che rappresentano la partitura delle Four Meditations – diventa una azione creativa attiva in se stessa, alla pari della composizione, il ruolo dei musicisti in Critical Band è definito da una scrupolosa attenzione alle intonazioni microtonali richieste, senza margine interpretativo.
La musica di James Tenney rivela la necessità del compositore di distinguere se stesso dal processo creativo. “Sono interessato alla musica, la mia come quella degli altri, come oggetto fuori da me, come qualcosa che noi tutti vogliamo ascoltare perché ci procura esperienze speciali che non possiamo ottenere altrimenti. La musica non è per me un mezzo per esprimere qualcosa, in quanto io non ho qualcosa ‘da dire’ con la mia musica”. Quando John Cage ascoltò questa composizione, ritrattò i giudizi antagonisti espressi fino ad allora riguardo all’armonia – Cage aveva studiato con Schœnberg negli stessi anni in cui Schœnberg pubblicava il suo libro ‘Problems of Harmony’ (1934). La nuova riflessione di Cage diceva qualcosa come: “Se questa è armonia, allora ritiro tutto quello che ho detto sin ora. Sono perfettamente d’accordo con questa”. Tenney si riconosce in quella schiera di compositori che, da Schœnberg e Ives passa attraverso Varèse e Cage, e che ha compiuto un grande sforzo per sovvertire l’eredità classico-romantica del principio dell’armonia. “Ce ne sono altri che si muovono in questa direzione – dice Tenney in un’intervista a Ciaràn Maher del 2000 – anche se non lo dichiarano apertamente. La Monte Young è uno di questi. Ben Johnston, un altro. Pauline Oliveros, assolutamente. E questa direzione ha a che fare con l’intonazione”.
Con Pauline Oliveros, James Tenney condivide anche l’idea di composizione sotto forma di ‘Postcards’, di cartoline postali, la maggior parte delle quali ha a che fare con le idee paradigmatiche di intonazione, di onda dinamico-strutturale e dell’uso disadorno di strutture musicali che producono stati percettivi di meditazione. Di queste cartoline, quelle denominate Swell Pieces #2 e #3 James Tenney le ha scritte rispettivamente per Pauline Oliveros e per La Monte Young, due compositori che ammirava profondamente.
Con Philip Corner (e Malcom Goldstein), James Tenney ha cofondato il Tone Roads Chamber Ensemble, attivo dal 1963 al 1970. Lo stesso Philip Corner ha condiviso con James Tenney lo spirito di ricerca sul suono come elemento oggettivo e scevro di implicazioni espressivo-emozionali. Anche Philip Corner, con i suoi lavori, ci ha abituati ad un’esplorazione incondizionata di eventi sonori non intenzionali, attività creative gestite dalla casualità, strumenti e sistemi di intonazione provenienti da altre culture musicali; l’improvvisazione è importante sebbene non esclusiva nella sua musica e alcune sue partiture, che includono l’interpretazione attiva dei musicisti, portano a stati di trance emotiva molto profondi. Philip Corner ha maturato anche una qualificata sensibilità nella grafica (nel suo periodo trascorso da militare in Corea ha anche appreso l’arte della calligrafia) e nella scrittura.
Tonino Battista
James Tenney, Critical Band (1988)
Una larghezza di “banda critica” è un ambito frequenziale all’interno del quale stimoli acustici complessi suscitano una risposta dell’ascoltatore molto diversa da quella evocata da stimoli separati da un intervallo più ampio (nello stesso registro). Per esempio, due semplici altezze (sinusoidali) separate da un intervallo più piccolo della “banda critica” non vengono percepite come due suoni , ma piuttosto come un singolo suono, con battimenti che producono una sensazione di ruvidità, ad una dinamica soggettiva che è correlata con la somma delle loro ampiezze individuali. Due semplici suoni separati da un intervallo più ampio della “banda critica”, invece, vengono percepiti come due altezze distinte, di qualità dolce o “consonante” e a una intensità che si confronta con la somma delle loro dinamiche individuali (piuttosto che con le loro ampiezze).
Un’esecuzione di questo lavoro prende forma dal processo consueto di intonazione
dell’ensemble a LA-440. Dopo che si stabilisce l’unisono di suoni tenuti su questa frequenza (la continuità viene garantita da un sistema di ritardo del suono attraverso un nastro magnetico), i musicisti cominciano a espandere “geometricamente” l’ambito delle altezze, al di sopra e al di sotto del LA-440. Cioè, ogni intervallo successivo nella stessa direzione corrisponde esattamente al doppio dell’intervallo precedente. Sebbene questi intervalli siano sempre in stretta proporzione “armonica” (ad es.: essi possono essere rappresentati da un esatto rapporto di numeri interi piccoli), essi sono troppo piccoli per essere riconosciuti come tali (ossia essere riconosciuti come ”intervalli”) nella prima metà del brano, in cui l’ambito totale delle altezze non eccede mai il limite della banda critica (che, in questo registro, si estende per una seconda
maggiore sopra e sotto il punto mediano). Solo dopo che il processo di espansione supera la banda critica le relazioni tra le altezze cominciano a essere apprezzate come “armoniche”.
Questo lavoro è stato reso possibile grazie ad una commissione congiunta tra New Music America 1988 – – Miami; Relâche, The Ensemble for Contemporary Music; e The Pew Charitable Trust.
James Tenney
Ciascuna delle Four Meditations for Orchestra è stata eseguita in versioni per voci o per piccoli ensemble strumentali. In nessuna viene utilizzata la notazione convenzionale. La partitura consiste in una serie di istruzioni a mo’ di ricetta, uguali per ogni esecutore. Ogni esecutore è responsabile della propria parte all’interno delle linee guida fornite. Data l’assenza di una partitura scritta da leggere, l’attenzione di tutti gli esecutori può concentrarsi sul suono e sull’invenzione.
La forma di ciascuna meditazione emerge dalla natura delle linee guida della partitura e dall’interazione dinamica tra i membri dell’orchestra. Non vi è alcuna melodia, né armonia, né ritmo metrico. L’esecuzione è orientata sul suono.
Ogni meditazione ha un focus specifico. From Unknown Silences è una continua variazione di suoni. Ogni suono prodotto da ciascun esecutore è inteso come unico, diverso da tutti gli altri suoni nella meditazione.
Pauline Oliveros
wHoly Trinitye.
Whole=Holy (se non “whole”, impossibile essere “holy”)
La canzone di Charles Ives On the Antipodes, che, essendo stata scritta per pianoforte a 4 mani, ho avuto il piacere di suonare con Jim Tenney (Folkways Records FM3344) si conclude con questo grandioso pensiero: “Non è forse la Natura nient’altro che una serie di eterni cicli cosmici attorno ai perenni antipodi?”. Sì! – un’incontestabile verità senza tempo, ma notate l’ironico “nient’altro che”. Come se ci fosse qualcosa che potesse essere di più! Questa prospettiva eraclitea è alla base dei miei lavori, fin dall’inizio (Flux & Form negli anni Cinquanta) — se non fosse stato contraddetto da Platone ci avrebbe risparmiato 26 secoli di filosofia retrograda — (e più recentemente Dua=Uni – nel repertorio dell’Ensemble Hodos, che suona anche l’esplicito gamelan ANTIPODE del 1984 nel volume 3 della raccolta di 5 CD, prossima al completamento, pubblicata dalla Umlaut Records). Là, solo gli estremi sono concessi: di registro, di durata, di intensità. Questo si può applicare anche alla dimensione della Forma, come nel mio recente 2 Extreemizms.
E tuttavia la dialettica — tesi/antitesi –>> sintesi crea un 1, che è composto sempre ed essenzialmente di 3; anche questo è sempre stato presente nella mia musica. Un ∆ si incarna come segno, la soluzione del “mistero della Trinità”, in cui la “via di mezzo” è per sempre presente. Come nel campo sonoro della sostanza musicale è intrinseco il mezzo, m—. In ogni parametro. Come nelle possibilità dell’armonia, come intervalli Perfetti e Imperfetti e le Dissonanze. Perciò il pezzo contiene solo 3 note — o almeno 3 elementi sonori: una tale semplicità cosmica sarà in grado di manifestarsi in molte forme diverse. E raramente ha bisogno di più di un minuto.
Philip Corner
James Tenney (1934-2006) è nato nel New Mexicoe cresciuto in Arizona and Colorado. Ha studiato alle Università di Denver e dell’Illinois, alla Juilliard School of Music e al Bennington College sotto la guida di maestri e riferimenti comeCarl Ruggles, Edgard Varèse, Harry Partch e John Cage.
Cofondatore e direttore del Tone Roads Chamber Ensemble a New York (1963-70), è stato tra i pionieri dell’elettronica e ha composto per un vasto ambito di situazioni, sia elettroniche che acustiche, spesso usando sistemi di accordatura alternativi.
Teorico, oltre che compositore, ha scritto due libri: META + HODOS: A Phenomenology of 20th-Century Musical Materials and an Approach to the Study of Form (1961) e A History of ‘Consonance’ and ‘Dissonance’ (1988), ricevendo molte borse di studio e premi e svolgendo l’attività di insegnante in luoghi come il California Institute of the Arts o la York University di Toronto.
Quella di Pauline Oliveros è una figura centrale nella musica contemporanea Americana. La sua carriera abbraccia sessant’anni di pratica musicale in grado di dissolvere i confini. Ha ottenuto il John Cage award (2012) dalla Foundation for Contemporary Arts.
Oliveros è Distinguished Research Professor of Music al Rensselaer Polytechnic Institute, Troy, NY e artista in residence presso il Mills College.
La vita della Oliveros come compositrice, performer e filantropa è diretta all’apertura della sensibilità all’universo e agli aspetti del suono. Dagli anni ’60 ha profondamente influenzato la musica americana attraverso il suo lavoro con l’improvvisazione, la meditazione, la musica elettronica, il mito e il rituale. Ha coniato il termine “Deep Listening”, che deriva dalla sua fascinazione giovanile per i suoni e dal suo lavoro con la composizione, l’improvvisazione e l’elettroacustica.
Ha fondato il Deep Listening Institute, ora Center for Deep Listening a Rensselear,Troy, NY
www.paulineoliveros.us
Ione è un’autrice, drammaturga, regista e artista sonora i cui lavori includono l’autobiografico Pride of Family – Four Generations of American Women of Color, Listening in Dreams, The Night Train to Aswan, Nile Night e Spell Breaking – Remembered Ways of Being. È autrice e regista di Njinga the Queen King (BAM’s Next Wave Festival ) e della dance-opera Io and Her and the Trouble with Him ( Union Theatre, Madison,WI), di The Lunar Opera – Deep Listening For_Tunes. (Lincoln Center Out of Doors), oltre che di due film, Venezia e l’Egitto e Dreams of the Jungfrau.
Ione e Oliveros collaborano a The Nubian Word for Flowers, A Phantom Opera, che tratta della Nubian Diaspora e della vita di Lord Horatio Herbert Kitchener di Khartou. Ione è da sempre direttrice del Ministry of Maåt, Inc. ed è stata direttrice artistica del Deep Listening Institute. Ione è performer e conduce seminari internazionali, è specialista in sogni e nel processo creativo presso il Center for Deep Listening, Rensselaer, Troy, NY. www.ionedreams.us
Philip Corner, nato il 10 aprile 1933, un pomeriggio di Pasqua ebraica nel Bronx. Ariete: Sole in congiunzione di Venere e Urano, Luna in opposizione, ascendente Leone.
Educazione come compositore e teorico:
City College of New York (BA 1955); Columbia University (MA 1959); Conservatoire de Musique de Paris, classe di Olivier Messiaen.
Partiture che evolvono in pure partiture grafiche, istruzioni verbali che diventano poesia.
L’interesse nella teoria porta alla professione di insegnante, nelle scuole superiori e all’Università (Rutgers U., New Jersey (1972-92).
Lavori eseguiti nelle Americhe, in Europa e Estremo Oriente.
Il grosso dell’attività come compositore e performer, quasi quarant’anni, a New York City.
Come pianista e trombonista ha eseguito lavori di molti compositori contemporanei, da Ives e Cowell a Cage, Feldman, Brown, compresi i suoi coetanei e quelli di generazioni successive.
Membro, per non dire cofondatore di storici gruppi come “Fluxus”, il Judson Dance Theater, Tone Roads Ensemble, Experimental Intermedia Foundation; Sounds Out of Silent Spaces e il più recente Gamelan Ensemble “Son Of Lion”, dimostrazione della sua attività di ricerca interculturale.
Mantiene contatti con quest’ultimo così come con altri gruppi dedicati alla musica nuova che continuano a eseguire i suoi lavori come The Downtown Ensemble of New York; the Barton Workshop, Amsterdam; Apartment House, London; Laboratorio di Ricerca Musicale, Palermo.
L’interesse di una vita sia per lo spirito che per il corpo lo ha portato a improvvisazioni e azioni meditative, a lavori con danzatori e danzatrici tra cui, recentemente Phoebe Neville, ora sua moglie.
Tonino Battista (compositore e direttore d’orchestra)
La formazione e la pratica contestuale della direzione d’orchestra e della composizione conferiscono a Tonino Battista una particolare profondità di comprensione e interpretazione di partiture di tutte le epoche, e la capacità di misurarsi alla pari con i nuovi linguaggi, inclusa l’esperienza elettroacustica e quella dell’improvvisazione. Queste qualità di interprete senza confini lo definiscono tra i più versatili direttori della scena internazionale e gli consentono di dominare un repertorio vastissimo, dal barocco al contemporaneo, passando per il teatro musicale fino alla musica applicata e al musical. Ha collaborato con i più grandi interpreti e compositori viventi, tenendo a battesimo numerosissimi lavori; Karlheinz Stockhausen lo ha annoverato tra i suoi interpreti preferiti.
Studia Pianoforte, Direzione di Coro, Musica Elettronica e Composizione presso il Conservatorio di Perugia, Direzione d’Orchestra con Daniele Gatti presso il Conservatorio di Milano. Si perfeziona nella direzione d’orchestra del repertorio moderno e contemporaneo sotto la guida di Peter Eötvös in Ungheria e in Olanda. Completa la sua formazione di compositore e direttore con Nono, Stockhausen e Bernstein.
E’ stato fondatore e direttore de l’Artisanat Furieux Ensemble, direttore principale del Logos Ensemble e direttore ospite per quattro anni del Veni Ensemble di Bratislava realizzando numerosi concerti e incisioni discografiche.
Nel 1996 a Darmstadt, vince il concorso per direttori di nuova musica e dirige Mixtur di Stockhausen con l’Ensemble Modern di Frankfurt. Stockhausen lo designa come interprete autorevole della propria musica.
Nel 1998 riceve il premio di Composer in Residence in Germania e vive stipendiato come compositore per un anno presso la Herrenhaus di Edenkoben nella Pfalz.
Nel 2000 riceve il premio di Composer in Residence presso l’Istituto GRAME di Lyon in Francia, dove trascorre un periodo di tempo per realizzare una composizione per voce ed elettronica dal vivo.
Dal 2000 e per quattro anni è stato direttore principale della Kyoto Philharmonic Chamber Orchestra in Giappone con cui ha svolto un’intensa attività concertistica.
Con numerose esecuzioni in prima assoluta e di repertorio, è regolarmente invitato sul podio di importanti orchestre, in Italia come all’estero.
Dal 2009 è direttore stabile del PMCE – Parco della Musica Contemporanea Ensemble, residente all’Auditorium Parco della Musica di Roma, e collabora con i maggiori compositori viventi per l’interpretazione e la diffusione di opere del repertorio moderno e contemporaneo.
E’ Professore Ordinario di Elementi di Composizione e Analisi presso il Conservatorio “Nicola Sala” di Benevento.
E’ docente presso il Conservatorio di “S. Cecilia” di Roma per il Master di II livello in Interpretazione della Musica Contemporanea.
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