domenica 4 maggio 2014 – ore 18 – Teatro Comunale – BOLOGNA Ω
> Ensemble misto del Conservatorio Nazionale Superiore di Lione
e del Conservatorio di Bologna – Fabrice Pierre direttore (Francia, Italia)
Luc Ferrari (Francia, 1929 – 2005)
Morbido Symphonie (2005); per 15 strumenti e suoni memorizzati prima italiana
Philippe Hurel (Francia, 1955)
Pour l’image (1985); per ensemble
Luciano Berio (Italia 1925 – 2003)
Laborintus II (1965) *; per voci, strumenti e nastro magnetico
Marco Cavalcoli voce recitante
Ensemble misto del Conservatorio Nazionale Superiore di Lione
e del Conservatorio di Bologna
Fabrice Pierre direttore
Marco Cavalcoli voce recitante
Francesco Giomi, Damiano Meacci: regia del suono
musiche di Luc Ferrari, Philippe Hurel, Luciano Berio
* testo di Edoardo Sanguineti
Ω LABIRINTI – Bologna/Lione #3: progetto realizzato da Conservatorio di Musica “G. B. Martini” di Bologna in collaborazione con Conservatorio Nazionale Superiore di Musica e Danza di Lione, Fondazione Teatro Comunale di Bologna, AngelicA; nell’ambito del Festival “Suona francese 2014”, organizzato e promosso dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall’Institut français Italia, con il sostegno dell’Institut français, della Fondazione Nuovi Mecenati, della Sacem, del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca – Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica e del Ministero della Cultura francese e del Mibact italiano e con Edison in qualità di main partner
Ingresso libero
Labirinti: Bologna/Lione #3 nasce da un progetto di cooperazione tra il Conservatorio di Musica di Bologna e il Conservatorio Nazionale Superiore di Musica e Danza di Lione trovando, nel suo cammino, ulteriori partner importanti come il Teatro Comunale di Bologna e il Festival AngelicA. Musicisti francesi e italiani si incontrano e lavorano insieme per un programma di straordinaria originalità che ruota intorno ad uno dei grandi capolavori del repertorio contemporaneo. Laborintus II di Luciano Berio, composta su testo di Edoardo Sanguineti nel 1965 in omaggio ai settecento anni dalla nascita di Dante, è una partitura dove confluiscono espressioni musicali diverse, dal jazz al madrigale, dalla musica elettronica alla gestualità vocale; esso si nutre di una straordinaria parte testuale che reinterpreta e arricchische una serie di sequenze dantesche intersecandole con materiali letterari originali e con frammenti poetici della raccolta omonima dello stesso Sanguineti. A quest’opera sono affiancate due composizioni francesi, di Philippe Hurel e di Luc Ferrari. Davvero originale e sorprendente la presenza della ricerca strumentale di Ferrari, esponente di valore assoluto della sperimentazione elettroacustica francese a cui va un doveroso omaggio artistico. Esiste dunque un sottile legame geografico che accomuna le tre opere apparentemente distanti: non solo l’identica origine francese (Laborintus II è stato infatti commissionato dalla ORTF) ma anche e soprattutto un medesimo spirito di ricerca e di indagine sulla musica e sui suoi articolati labirinti espressivi. – Francesco Giomi
“Composto nel 1965 su commissione dell’O.R.T.F. per celebrare il 700° anniversario della nascita di Dante, Laborintus II prende il titolo dalla raccolta poetica Laborintus di Edoardo Sanguineti.
Il testo di Laborintus II sviluppa alcuni temi della Vita nuova, del Convivio e della Divina Commedia di Dante e li combina – soprattutto attraverso analogie formali e semantiche – con testi biblici e con scritti di T. S. Eliot, Ezra Pound e Sanguineti stesso.
Il principale riferimento formale di Laborintus II è il catalogo, inteso nella sua accezione medievale (come per esempio le Etimologie di Isidoro di Siviglia, anch’esse presenti in quest’opera), che mette in relazione i temi danteschi della memoria, della morte e dell’usura – cioè la riduzione di tutte le cose a un solo metro di valore. A volte le parole isolate e le frasi devono essere considerate come entità autonome, altre volte invece vanno ascoltate come parte della struttura sonora concepita come un tutto.
Il principio del catalogo non si limita solo al testo, ma serve anche da base alla struttura musicale stessa. Visto sotto un certo aspetto, Laborintus II è un catalogo di riferimenti, di atteggiamenti e di semplici tecniche strumentali; un catalogo dal carattere un po’ didattico, come le immagini di un libro scolastico che tratti delle visioni dantesche e del gesto musicale. Le parti strumentali sono sviluppate soprattutto come estensione dell’azione vocale dei cantanti e la breve sequenza di musica elettronica è concepita come prolungamento dell’azione strumentale.
Laborintus II è un’opera scenica; può essere trattata come una rappresentazione, come una storia, un’allegoria, un documentario, una danza. Può essere rappresentata a scuola, a teatro, in televisione, all’aria aperta e in qualsiasi altro luogo che permetta di riunire un uditorio.” – Luciano Berio
Luc Ferrari dopo aver studiato pianoforte con Alfred Cortot, composizione con Arthur Honegger e analisi musicale con Olivier Messiaen, iniziò a dedicarsi alla musica su nastro magnetico dopo l’ascolto di Dèserts di Varése. Nel 1958 fu co-fondatore del Groupe des recherches Musicales assieme a Pierre Schaeffer. La sua Presque Rien No. 1 del ’70 ha rappresentato una pietra miliare nell’uso apparentemente “non musicale” delle registrazioni ambientali, distaccandosi radicalmente dai processi di manipolazione e astrazione ricercati dalla musica concreta. Dall’82 al 94 ha fondato e diretto La Muse En Circuit, studio per la composizione elettroacustica e produzioni radiofoniche. A parte il suo lavoro con mezzi tecnologici, Ferrari ha composto numerosi lavori per strumentazione acustica, dai primi brani per pianoforte a grandi lavori per orchestra come Histoire du plaisir et de la dèsolation (1979-81), vincitore del Koussevitsky Prize o la Symphonie déchirée (94-98) per l’ensemble Ars Nova. A partire dal ’99 ha intrapreso la serie di lavori Exploitation des concepts che ha prodotto una nuova ricca fase creativa che ha compreso tra l’altro collaborazioni con Dj sperimentali come eRikm, Otomo Yoshihide e DJ Olive, e con improvvisatori come Noël Akchoté.
Luciano Berio (1925-2003) è stato una delle figure principali della storia della musica, sia come compositore che come intellettuale.
Il suo contributo allo sviluppo della musica elettronica è stato fondamentale: basti pensare ai suoi lavori realizzati allo Studio di Fonologia della RAI di Milano, da lui fondato insieme a Bruno Maderna. Altrettanto è possibile dire del suo ultimo periodo compositivo in cui l’interesse si è spostato, tra le altre cose, verso le possibilità di elaborazione e proiezione nello spazio del suono dal vivo, interesse concretizzato in importanti opere orchestrali, da camera e di teatro musicale. Oltre alla RAI di Milano, le istituzioni che Berio ha contribuito a costruire sono prestigiose, dall’IRCAM di Parigi fino a Tempo Reale, il centro di ricerca fondato a Firenze nel 1987 con lo scopo di creare una struttura capace di investigare le possibilità di interazione tra strumenti acustici e sistemi digitali.
Luciano Berio è stato direttore artistico di Tempo Reale dalla sua fondazione fino al 2000 e successivamente presidente onorario fino al 2003.
Philippe Hurel è nato nel 1955. Ha studiato musicologia all’Università di Tolosa, e composizione con Betsy Jolas e Ivo Malec al Conservatoire National Supérieur de Musique di Parigi nell’80-83. Nello stesso anno ha preso lezioni private in scienza musicale computeristica da Tristan Murail. Ha insegnato composizione all’IRCAM tra il 1997 e 2001. Ha fondato con Pierre André Valade l’ensemble Court-circuit nel 1990, del quale è direttore artistico. Le sue musiche sono state eseguite da orchestre ed ensemble dirette da nomi come Pierre Boulez, David Robertson, Ludovic Morlot, Tito Ceccherini, Jonathan Nott, Esa Pekka Salonen, Kent Nagano, Pierre-André Valade, François Xavier Roth, Reinbert de Leeuw e Bernard Kontarsky. La sua ultima opera Les Pigeons d’argile, tratta da un testo di Tanguy Viel per la regia di Mariame Clément e la direzione di Tito Ceccherini è stata presentata ad aprile di quest’anno al Théâtre du Capitole di Toulouse. Commissioni per futuri lavori sono state ricevute dall’Orchestre Philharmonique de Radio France/Ircam, festival Messiaen au Pays de la Meije, Ensemble Recherche di Freiburg, Ensemble Nikel di Tel Aiv, e Quatuor Diotima.
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