venerdì 3 maggio 2013 – ore 22 – Basilica di Santa Maria dei Servi – BOLOGNA Ω
> Olivier Latry (Francia)
Olivier Messiaen (Francia, 1908-1992)
L’Ascension [L’Ascensione], quattro meditazioni sinfoniche
seconda versione per organo (1933/1934)
Majesté du Christ demandant sa gloire à son père
[La Maestà del Cristo che chiede la gloria a suo padre]
Alléluias sereins d’une âme qui désire le ciel
[Alleluia sereni di un’anima che desidera il paradiso]
Transports de joie d’une âme devant la gloire du Christ qui est la
sienne [Trasporto di gioia di un’anima davanti alla gloria del Cristo che è la
sua stessa gloria]
Prière du Christ montant vers son père
[Preghiera del Cristo che ascende verso suo padre]
Thierry Escaich (Francia, 1965)
Evocation I [Evocazione I] (1996)
Olivier Messiaen (Francia, 1908-1992)
Verset pour la fête de la Dédicace [Versetto per la festa della Dedizione] (1960)
Thierry Escaich (Francia, 1965)
Evocation II [Evocazione II] (1996)
Olivier Latry (Francia, 1962)
Improvisation [Improvvisazione] (2013)
Olivier Latry organo
musiche di Olivier Messiaen, Thierry Escaich, Olivier Latry
Ω un certain regard… un progetto di AngelicA; concerto nell’ambito del Festival di musica “Suona francese”, organizzato dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall‘Institut français Italia, con il sostegno dell’Institut français, della Fondazione Nuovi Mecenati, della SACEM e del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca – Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica
Biglietti 5 €
La Biglietteria apre 30 minuti prima dell’orario del concerto
* * *
Olivier MESSIAEN Trascrivendo i canti degli uccelli o ricercando corrispondenze sinestetiche tra suoni e colori, ideando nuove scale musicali o sperimentando innovative strutture ritmiche ispirate alla musica carnatica indiana, impiegando strumenti esotici come il gamelan o proto-elettronici come le onde Martenot, Messiaen è stato uno dei compositori più originali del Novecento. Malgrado la prodigiosa varietà stilistica e delle sue ispirazioni, la maggior parte delle sue opere furono di carattere sacro o mistico, dedicate a dipingere ciò che chiamava “l’aspetto meraviglioso della fede”. A questo rispetto fu importante anche la passione per l’organo: provatolo per la prima volta nel 1927 durante una lezione con Marcel Dupré, solo quattro anni dopo Messiaen divenne organista della Chiesa de la Sainte-Trinité di Parigi e mantenne l’incarico per il resto della vita, ovvero per 61 anni, componendo e improvvisando regolarmente allo strumento.
La sua “L’Ascension” esiste in due versioni: la prima, per orchestra, composta dal 1932 al 1933; la seconda, per organo, iniziata nel ’33 trascrivendo il primo e quarto movimento, e portata avanti nel ’34 con l’adattamento del secondo, gli “Alléluias sereins”. Il terzo movimento, “Transports de joie”, venne scritto appositamente per organo sempre nel 1934, e sostituì l’ “Alléluia sur la trompette, alléluia sur la cymbale” della versione per orchestra.
Il sentimento “ascensionale” del brano si traduce su più livelli, e in primo luogo attraverso l’ordine generale delle tonalità: Mi Maggiore (colorato principalmente dal modo 23) per la prima parte, Fa Maggiore (colorazione principale: modo 32) per la seconda, Fa # Maggiore (e modo 21) per la terza, e infine Sol Maggiore (modo 72) per la conclusione.
Lo si ritrova ugualmente su un doppio piano teologico e musicale. Il ciclo inizia con “Maestà del Cristo”, con una citazione dal Vangelo secondo Giovanni: “Padre, è giunta l’ora. Dai gloria al tuo Figlio, perché possa a sua volta glorificarti”. È la preghiera stessa, detta “sacerdotale”, che il Cristo indirizza al Padre davanti alla prova della Passione. Questa in un certo senso ci colloca in una situazione di preludio: l’Ascensione del Cristo resuscitato deve ancora arrivare, e così la nostra stessa resurrezione si troverà posticipata. Lo stesso accordo finale di Mi Maggiore, anche se potente, non è tuttavia trionfale.
Il messaggio musicale si sviluppa in un quadro tanto melodico quanto espressivo; si rivelerà progressivamente lungo tutto il ciclo, ogni volta in modo differente.
Così, gli “Alleluia sereni” testimoniano già di una reale speranza in questa resurrezione, come esprime il Fa Maggiore delle ultime pagine, mentre il “Trasporti di gioia” trabocca di un’allegria esuberante. Non è più la gioia interiore del movimento precedente; non si chiede più a Dio l’eternità alla quale si aspira, gli si rende grazie per averci “reso degni” di questa eternità: accordi in agglomerati sonori, ritmi incisivi (in particolare l’anapesto che inizia e conclude), combinazioni armoniche e contrappunti giubilatori… Tutti questi elementi evocano la famosa gioia “delirante” di cui Messiaen parla a volte, a proposito dell’azione di grazia verso Dio.
Ma il culmine è realmente raggiunto con l’emozione della “Preghiera del Cristo che ascende verso suo padre”. Non bisogna equivocare la calma di questa preghiera, che non è un ritorno all’atmosfera della prima parte: solo i ritmi, estremamente lenti, assimilano l’una all’altra. Per il resto, tutto le differenzia. Il sentimento qui espresso è quello di una gioia intima, quasi indicibile, al di là delle parole. E’ la fusione stessa del Padre e del Figlio, alla quale è invitata tutta l’umanità: lentezza estrema delle frasi, dolcezza della registrazione, dispersione verso l’acuto… e un’evocazione d’eternità, attraverso la cadenza finale che resta in sospensione sull’ultima sesta sensibile di Sol Maggiore, e non più su un primo grado come nel primo movimento.
Il “Verset pour la fête de la Dédicace” fu scritto nel 1960 per il concorso d’organo del Conservatorio di Parigi. Esso alterna una monodia (riprendendo i melismi dell’ “Alleluia per la festa della Dedizione” delle chiese), una melodia accompagnata da accordi scintillanti, “che danno un sentimento di dolce affidamento”, un episodio di transizione (“molto moderato, come una consolazione”), e due grandiosi assoli di “tordi Bottaccio”, dall’espressione strana e di giubilo. Nonostante venga raramente eseguita, quest’opera è molto rappresentativa dell’arte del suo autore negli anni ’60.
Thierry ESCAICH Nato nel ’65, Thierry Escaich ha succeduto Maurice Duruflé nel 1997 come organista titolare alla chiesa di Saint-Étienne-du-Mont di Paris. È stato solista e composer-in-residence per numerose orchestre, e nel marzo 2013 la sua opera Claude da Victor Hugo ha debuttato all’Opéra de Lyon.
Le sue due “Evocation” datano al 1996. Scritte per e sull’organo di Saint-Bertrand de Comminges, esplorano le potenzialità di una sintesi classica, e perfino neoclassica. La prima Evocazione è un lamento, polarizzato sulla nota “Sol”, che progredisce facendo alternare una monodia a una scrittura cromatica in trio. La seconda è caratterizzata dalla ripetizione frenetica, col pedale, della nota “Do”, sulla quale vengono a sovrapporsi degli elementi contrastanti, cesellati, violenti, ma anche qualche frase di un salmo di Goudimel. È il tiranno “Do” che trionferà alla fine dell’opera.
Olivier Latry è considerato uno dei migliori “organisti-improvvisatori” (nella tradizione francese), della sua generazione. A 23 anni è divenuto uno dei tre organisti titolari della Cattedrale di Notre-Dame, e dal 1995 è docente d’organo al Conservatorio di Parigi. Nel 2000 ha eseguito l’integrale della musica per organo di Messiaen nelle cattedrali di Notre Dame, St. Paul (Londra) e St. Ignatius Loyola (New York), raccolta su 6 cd dalla Deutsche Grammophon. Oltre a incisioni di autori come Franck, Widor, Vierne e l’integrale per organo di Duruflé, ha eseguito numerose prime di autori contemporanei francesi come Xavier Darasse, Claude Ballif, Vincent Paulet, Thierry Escaich e Jean-Louis Florentz.
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